un museo emigrante
Un dispositivo museale mobile viaggerà oltreoceano, seguendo le orme dei tanti emigranti italiani che hanno solcato il mare tra la fine dell’800 e il primo dopoguerra, per portare una testimonianza del patrimonio culturale delle popolazioni dell’Appennino meridionale. Il progetto ha avuto una prima presentazione pubblica al Palazzo Gravina di Napoli nella Design Week del 6-10 maggio 2024. La proposta dell’architetto e designer irpino Enzo Tenore ruota attorno alle dinamiche di identificazione delle comunità satellite del paese di Aquilonia – costituitesi all’inizio del secolo scorso in America (Usa e Argentina) e in Europa (Germania e Svizzera) oltre che nell’hinterland torinese, oggi popolate da una stratificazione di diverse generazioni – con l’esperienza di tutela e valorizzazione degli oggetti della tradizione rurale del Sud interno condotta dal museo etnografico di Aquilonia,di cui è direttore, e quindi con la comunità aquiloniese che gli emigranti lasciarono per necessità di lavoro. “Abbiamo ideato una sorta di macchina del tempo racchiusa in un baule, gli emigranti italiani della seconda metà dell’Ottocento e del primo dopoguerra portavano là dentro i propri beni soprattutto in America, per cui lo chiamavano cascia americana. Ora, con un progetto di design innovativo, lo trasformiamo in un museo emigrante per esportare le storie dei piccoli paesi dell’entroterra italiano verso le comunità satellite di emigrati diffuse nel mondo. È un’idea che vorremmo diventasse un modello che ogni comunità possa assumere a strumento di comunicazione e riconnessione”. Il progetto, consentendo al museo irpino di internazionalizzare la sua collezione, aprirà di fatto un “presidio comunitario distaccato” insediandosi in primo luogo nella comunità italoamericana di Montclair, città del New Jersey, in cui vivono numerosi emigrati aquiloniesi e i loro discendenti.
12/05/2024