il piccolo rudere oggetto di questo intervento leggero , ricovero agricolo, costituito da una sola stanza voltata a botte, addossata al declivio, con una piccola apertura alta ed una porta di accesso, fortemente introverso e difeso da numerose “bocche di sparo” – feritoie giustapposte per consentire agli abitanti di difendersi dagli aggressori ( briganti ?) – è incastonato in questo brano di paesaggio appenninico che declivia verso la piana del torrente Arata e dell’abbazia fortificata di Santa Maria in Elce. Si trova in una posizione privilegiata sia per la veduta che per la conformazione orografica. Questo elemento costituisce l’ultimo presidio abitativo di un intervento diffuso di più di sette ettari, che vede interessati altri immobili storici dedicati alla produzione del vino e alla produzione artistica, oltre che la organizzazione di eventi culturali. L’eremo quindi da rifugio dai briganti diventa rifugio dello spirito, pensatoio, luogo della “solitarietà” – non della solitudine. Il progetto ha stabilito un dialogo coerente tra l’architettura storica e gli interventi contemporanei. L’apertura di un “cannocchiale” e l’abbassamento della piccola finestra hanno creato punti di vista privilegiati sul paesaggio, aggiungendo valore visivo e simbolico. I nuovi elementi derivati dal riuso della carpenteria metallica , come il barbecue ( sezione di UPN 300 ) e la panchina in acciaio corten ( sezione di HEB 400 ) , il letto sospeso sulle HEB 150, e il nuovo camino, il piccolo lavabo interno in lamine di ferro ed il bagno esterno, lontano dalla struttura, allestito su una fossa settica affidano alla ruggine, al ferro corten, la lettura delle nuove funzionalità inserite nel progetto, senza mimare e quindi compromettere l’autenticità e l’identità storica dell’edificio.
MENZIONE SPECIALE 2025 – Abitare Minimo in Montagna – festival all’insù
08/06/2024