MUSEO MAVI

Il MAVI-Museo Antropologico Visivo Irpino, di Lacedonia (AV), è stato costituito nel 2017 a seguito della donazione, da parte del suo autore, di una collezione fotografica (1801 negativi e relativi provini a contatto, accompagnati da appunti originali redatti sul campo e da alcune pubblicazioni d’epoca) realizzata nel 1957 dal giovane fotografo americano, antropologo in formazione, Frank Cancian. Le foto, tutte realizzate a Lacedonia, costituiscono uno straordinario studio di una comunità rurale dei tardi anni ‘50 condotto per mezzo della fotografia analogica. Il museo espone le stampe ma anche riproduzioni digitali del fotografo americano, oltre ad ospitare mostre di opere fotografiche documentarie.

L’edificio del MAVI, un manufatto ottocentesco adibito in passato a carcere circondariale e a pretura mandamentale, è stato ristrutturato in seguito al locale terremoto del 1980, che lo ha fortemente danneggiato, e di nuovo negli anni duemila. Molte delle sue tracce originarie sono state distrutte o occultate dai precedenti interventi. Permangono alcuni elementi caratteristici dell’impianto originario che sono stati esaltati dai recenti lavori di adeguamento e allestimento del Museo finanziati dall’Amministrazione comunale di Lacedonia e realizzati da +tstudio.

Il progetto ha previsto il miglioramento dell’accessibilità e della sicurezza d’utenza dell’edificio, la realizzazione e riorganizzazione degli spazi espositivi, il miglioramento del comfort termico e delle prestazioni energetiche, l’innovazione tecnologica. La nuova accessibilità al museo è costituita da un sistema di rampe e scale in ferro per l’ingresso principale, da un accesso laterale che rende autonomo un cortile allestito per proiezioni e spettacoli all’aperto. Gli ambienti interni si distribuiscono su tre piani, collegati dalla nuova scala in ferro, e comprendono una sala conferenze multimediale, una biblioteca, un archivio e i servizi al primo livello, sale espositive, uffici, laboratori, camera oscura al secondo e terzo livello.

Il progetto di interior design, che si integra perfettamente alle opere edilizie progettate e realizzate dallo stesso studio, propone una nuova lettura della dinamica di utilizzo degli spazi con l’introduzione di elementi reversibili, fortemente caratterizzati dall’utilizzo di un mono-materiale la betulla – estraneo al contesto storico. Tale scelta mette in risalto gli spazi in un rapporto dialettico tra forme e materiali e configura chiaramente i nuovi servizi culturali offerti, restituendo equilibrio cromatico agli ambienti. I “dispositivi” di supporto alle nuove funzioni si conformano di volta in volta a realizzare oggetti d’uso, contenitori, rivestimenti, superfici espositive e cornici fotografiche. Il sistema illuminotecnico è affidato a sistemi LED integrati nel cartongesso, che alloggia anche i sistemi di supporto delle cornici fotografiche, e a cilindri di legno orientabili sempre alimentati da tecnologia LED.

Tutte le opere in legno e ferro sono state eseguite da artigiani locali. L’introduzione del “design su misura” all’interno delle opere pubbliche consente allo Studio di coinvolgere le sapienze del territorio, rafforzando il senso identitario e di appartenenza al progetto da parte della comunità locale, fondamentale per garantirne la cura, e allo stesso tempo contribuendo all’empowerment delle imprese locali.

 

foto  ©carlo oriente

 

Date

30/09/2023

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